Aumentano le cause contro i professionisti della sanità, accusati di “malpractice” nel trattare i pazienti affetti da Covid.

Ieri “eroi”, oggi “imputati”. È il paradosso che accomuna sempre più medici ed infermieri, che fin dalla scorsa primavera sono impegnati nell’assistenza ai pazienti Covid negli ospedali di tutta Italia. Se prima sono stati osannati e ringraziati pubblicamente per il prezioso lavoro svolto, ora si trovano sempre più spesso a fare i conti con denunce e richieste di risarcimento danni da parte degli ex ammalati o dei familiari di questi ultimi, i quali addebitano proprio ai camici bianchi colpe ed inefficienze che avrebbero determinato danni o addirittura la morte del paziente. Non è un fenomeno localizzato, ma diffuso a macchia d’olio su tutta la penisola.

“A Milano sono in arrivo 300-400 cause civili contro i medici e fioccano le richieste di pareri medico-legali per valutare la responsabilità civile di medici di famiglia, medici di pronto soccorso e medici ospedalieri, che dallo scorso febbraio si sono trovati in prima linea a fronteggiare l’emergenza Covid 19” ha scritto il mese scorso, in una nota, Roberto Carlo Rossi, il presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Milano. Rossi ha spiegato che stanno fioccando le cause contro i medici, accusati di “malpractice”, cioè di cattiva condotta nel trattare pazienti affetti da Sars-Cov2. Abusi, illeciti, ma soprattutto negligenza: i medici vengono citati principalmente per danni. Ad essere sotto accusa c’è sia la medicina generale che quella ospedaliera: migliaia di professionisti che si sono visti puntare il dito contro mentre hanno cercato di affrontare una malattia completamente nuova e dalla portata devastante.

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